L’ultima assemblea era terminata con una lista di proposte operative che abbiamo ripreso all’inizio dell’incontro per iniziare la discussione
- inchiesta che si concentri sulla dimensione educativa del quartiere dell’excaserma sani
- organizzare a breve un incontro di autoformazione sulle metodologie dell’inchiesta sociale
- intervistare insegnanti, educatori ed educatrici delle scuole vicine
- mappatura completa dei luoghi e dei servizi presenti
- bacheche pubbliche per lo scambio di saperi e di pratiche educative
- focus sul legame tra educazione e sport
Per quanto riguarda l’inchiesta abbiamo discusso delle domande di ricerca sulle quali vorremmo si concentrasse l’inchiesta. Alcune proposte sono emerse durante la discussione, altre sono state scritte su dei fogli che abbiamo fatto girare durante l’assemblea.
Faremo un incontro di autoformazione sulle metodologie di inchiesta sociale in ambito educativo con dei contatti che abbiamo che hanno più esperienza in questo campo.
Intanto, in attesa dell’incontro, c’è stata la proposta di condividere e far girare al nostro interno dei materiali e di vedersi la prossima settimana per confrontarsi a partire proprio dai materiali condivisi. In quell’occasione si metterà anche insieme il materiale raccolto nei fogli che abbiamo fatto girare (sabato non c’è stato tempo), così da arrivare all’autoformazione con già una bozza di proposta avviata. A breve con una mail specifica condivideremo i materiali e confermeremo l’incontro.
Stiamo raccogliendo i contatti da utilizzare per l’inchiesta, partiamo dal lavoro già fatto e cerchiamo di integrare in un documento condiviso.
- Nell’inchiesta sarebbe interessante indagare come è cambiato negli ultimi anni l’offerta delle scuole, specialmente nel quartiere della bolognina. Se c’è stata una diminuzione dei fondi a disposizione, l’esternalizzazione nelle scuole di alcuni servizi o magari diminuzioni orarie o di personale.
- Quali e quante sono nel quartiere le attività extrascolastiche liberamente accessibili (e quante a pagamento, e con che costi? e con che composizione sociale?) Per quali fasce d’età?
- Più che un questionario sarebbe forse preferibile utilizzare delle interviste, tenendo in mente ad esempio il modello utilizzato ad esempio dal mammut di napoli.
-Partiamo da realtà che già conosciamo e che sono facilmente contattabili, poi ci muoviamo verso l’esterno.
-Dovremmo coinvolgere anche gli adulti, sia come genitori che più in generale. Non dimentichiamo che le esigenze educative non riguardano solo bambin, ragazz ed adolescenti ma tutt, anche adult. Cerchiamo di non focalizzarci troppo sulla divisione per età ma di ragionare in maniera trasversale. - Fino alla primaria in generale ci sono diverse opportunità in quartiere per attività fuori dall’orario scolastico, poi dalle medie in poi è evidente un vuoto di offerte e di possibilità per ragazz* e adolescenti. Anche dalla mappatura che abbiamo finora sembra che la situazione sia molto diversa in base all’età. I servizi in particolare vanno fino ai 16 anni e dai 16 ai 18 sembra che non ci sia nulla, quando invece è un età molto particolare e l’età in cui si registra una massiccia dispersione scolastica. Chi ha davvero bisogno della scuola spesso non riesce ad arrivare oltre la prima superiore, subendo un’esclusione precoce dalla scuola. L’accesso ai servizi educativi è sempre su segnalazione (o delle scuole o di altri servizi) e l’accesso avviene dopo un colloquio.
-Qual è il contributo che a partire dalle pratiche di autogestione possiamo portare in questo contesto? Ci interessa sicuramente capire quali sono i bisogni e quali desideri ma sulla situazione dei servizi educativi non riusciamo ad incidere, come pensiamo che noi possiamo essere incisivi? - Non dobbiamo pensare di supplire alle mancanze che ci sono da parte del comune, l’obiettivo dell’inchiesta deve essere invece piuttosto quello da una parte di confrontare i bisogni reali con le narrazioni istituzionali che vengono fatte su un certo quartiere (E’ stato fatto l’esempio di merola al presidio al pilastro che dice il pilastro è perfettamente integrato nel tessuto cittadino e che l’unico problema di quel quartiere è la microcriminalità). Dall’altra quello di produrre condizioni (che siano di consapevolezza, di spazi, …) perchè sia possibile autorganizzarsi per soddisfare i propri bisogni. La diversità sta nei metodi educativi che si scelgono di utilizzare, non pensiamo in termini di servizio/utente ma piuttosto di creazione di comunità.